Autunno

 rotolo 5

rotolo lungo delle quattro stagioni 5 (ingrandimento)

 rotolo 6

rotolo lungo delle quattro stagioni 6  (ingrandimento)

rotolo 7

rotolo lungo delle quattro stagioni 7  (ingrandimento)

La stagione autunnale occupa la porzione più lunga dell’opera, ed inizia probabilmente proprio in corrispondenza di questo ventaglio di rocce,

autunno, particolare 1 

di cui il primo pezzo, come abbiamo visto prima, da una parte dà sulla grande pagoda e dall’altra su una nuova montagna e sul sentiero che ad essa, ed agli edifici che lì si trovano, conduce; gli alberi dipinti all’estremità del belvedere ci suggeriscono come al solito la direzione in cui osservare: sulla destra, un albero tutto proteso da quel lato ci invita ad ammirare ancora per un attimo la grande pagoda, ed il finire dell’estate; a sinistra invece un altro albero piegato in modo inverosimile ci invita a proseguire il viaggio in quella direzione, dove inizia la stagione autunnale. Gli alberi che si trovano in mezzo a questi due sono tutti meravigliosamente diversi ed è molto piacevole soffermarsi ad osservarli. Il sentiero compare per un momento dietro al belvedere, giunge ad una grande casa signorile, e si perde di nuovo dietro la montagna per poi ricomparire subito dopo, ma solo per un breve tratto; chissà dove prosegue: potrebbe salire verso quelle case i cui tetti con shibi si intravedono in mezzo alla vegetazione, oppure scendere fino alle rive del fiume che vedremo meglio nelle immagini successive, passando sotto la roccia verticale che sembra cadere dall’alto; oppure entrambe le ipotesi. La notevole conformazione rocciosa che costituisce il centro del ventaglio, è caratterizzata in cima dalla presenza di una splendida villa nobiliare, descritta in modo molto dettagliato, che è talmente ben architettata da sembrare parte del paesaggio, completando la montagna quasi naturalmente. Il secondo braccio del ventaglio è costituito da una roccia piatta simile al primo belvedere ma di dimensioni ridotte: questa volta si tratta di un punto panoramico in piena regola, con tanto di azumaya, situato sull’orlo del precipizio e con due bei sedili vuoti che ci invitano a riposarci un poco; nelle pitture cinesi questi punti di contemplazione sono sempre abitati da qualcuno: possiamo affermare che il realizzarli vuoti sia una “invenzione” di Sesshu. Secondo Shimao Arata[1] ci troviamo qui in un punto debole del rotolo: ella si domanda infatti quale vista si possa godere da questa postazione dal momento che una “strana collina” proprio lì in basso copre in parte il panorama; collina che, realizzata con inchiostro diluito come le montagne in lontananza o la nebbia, è così particolare da spiazzare l’osservatore che sia alla ricerca di una logica in ciò che sta guardando; anche se un effetto straniante probabilmente era proprio tra quelli che Sesshu desiderava sortire nei fruitori di questo rotolo. Personalmente ritengo che, osservando con attenzione, potremmo notare come questa presenza aiuti nel complesso a bilanciare squisitamente tutta la scena seguente: proseguendo la nostra passeggiata infatti vedremo (vedi tutta la scena nelle immagini iniziali) non solo che sullo sfondo, al centro della distesa d’acqua, ci sono montagne simili, ma anche che più avanti, quando finisce il fiume, o lago che sia, dietro la prima casetta inizia una collina quasi identica a questa macchia d’inchiostro, posizionata però sullo sfondo. Oppure potremmo immaginare che semplicemente non si tratti di una collina bensì di una nuvola bassa passeggera, e questa è la visione che preferisco, anche perché mi giustifica la presenza delle chiome di alcuni alberi in primo piano, che scorgiamo proseguendo a sinistra. Tutti i morbidi profili presenti in questa porzione di rotolo, così diversi dalle tipiche montagne aspre di Sesshu poiché dipinti, in confronto, senza linee di contorno marcate, scuri in cima e talmente sfumati da essere quasi vuoti al centro, servono a rendere l’atmosfera di nebbia e pioggerella tipiche della stagione autunnale. Torniamo ora però un attimo indietro, ai due personaggi che si trovano proprio nel punto dove la strada scompare ai nostri occhi (vedi estrema destra dell’immagine qui sotto): potrebbero essere lì a chiacchierare, ma sembrerebbe più che si stiano salutando essendosi incontrati lungo il cammino; effettivamente, osservando con attenzione la distanza cui stanno e la curvatura delle loro schiene direi che questa seconda ipotesi sia la più verosimile.

 autunno, particolare 2

Dopo la roccia a strapiombo che sbuca dalla sommità del rotolo si apre al nostro sguardo un vasto panorama: ci troviamo ora ad ammirare dall’alto un lago, oppure il grande letto di un fiume. Sullo sfondo, prima che tutto sfumi, riusciamo ad intravedere un ponticello, una spiaggia, alcune case ed il profilo dei monti lontani: questi pochi elementi, disegnati con tratti essenziali di inchiostro diluito e senza alcuna costruzione prospettica, accostati alla roccia verticale in secondo piano riescono ad ampliare moltissimo la scena in profondità. Come dicevo prima, dopo questa breve veduta tutto sfuma e si perde nascosto da quello che apparentemente potrebbe sembrare un grande banco di nebbia; osservando con attenzione però (vedi particolare in questa immagine,

 autunno, particolare 3

 anche se purtroppo non si riescono a vedere bene i tratti a causa dell’immagine a bassa risoluzione), in mezzo all’inchiostro che sembra disteso con una spugna, riusciamo ad intravedere dei leggeri tocchi di pennello verticali: si tratta della pioggia, e capiamo così di non trovarci tra la nebbia bensì nel bel mezzo di un temporale. Tornando all’immagine più grande, in primo piano ci sono alcuni alberi (o arbusti), che emergono dalla nuvola (o collina) posta sotto il belvedere; in secondo piano la distesa d’acqua, tranquilla e leggermente azzurrata. Finita la pioggia si cominciano ad intravedere sullo sfondo colline e montagne, che si avvicinano digradando verso di noi, realizzate sempre con la stessa tecnica sfumata, ma in certi punti del profilo caratterizzate da linee di inchiostro denso e scuro, proprio per rendere l’idea della schiarita[2]; completa la diagonale un isolotto con alberi, che come vedremo in seguito potrebbe essere una citazione culturale; poi ancora acqua, e finalmente raggiungiamo le calme sponde del fiume.

 autunno, particolare 4

Qui le rocce in secondo piano, disegnate con tratti abbastanza netti, sono in bel contrasto con gli alberi, appena accennati con leggere macchie di inchiostro diluito, che si trovano proprio dietro ad esse: sempre per dare l’idea di quando le cose tornano ad essere ben visibili dopo la pioggia . In primo piano inizia il villaggio, con una barca ancorata e senza vela a causa della stagione non molto favorevole alla navigazione; forse il suo proprietario è quel personaggio affacciato sulla veranda della piccola casa nascosta dalle canne. Quasi tutte le abitazioni che incontriamo hanno le imposte chiuse, ma nella casetta col muro di bambù, adiacente alla locanda che riconosciamo grazie alla presenza dell’asta con l’insegna, tra le canne ed il tetto riusciamo a scorgere due teste. Sullo sfondo ci sono profili di montagne, realizzati, come abbiamo visto, in modo identico ai monti in mezzo al fiume ed alla collina che prima del temporale era in primo piano; il villaggio continua in diagonale (che forma una specie di V con la diagonale precedente costituita dai monti), indietreggiando al secondo piano per lasciare spazio sul davanti ancora all’acqua, alle canne, e a due grandi barche che, pur ormeggiate e con le vele ripiegate, sembrerebbero, per il carico e le persone che vi si trovano, in procinto di partire; oppure potrebbero anche essere appena arrivate, e gli operai stanno scaricando la merce nelle capanne-magazzino che si trovano subito dietro. In secondo piano continua il villaggio, e la diagonale da esso formata, che ha il suo picco nell’unica casa con le imposte aperte, ridiscende poi (pur rimanendo sempre in secondo piano) in un altro gruppo di casette, per terminare infine con quattro alberi tutti torti verso sinistra, che ci invitano a continuare il nostro cammino. Lo sfondo è nebbia ed il contrasto tra essa e le linee nette delle case è mediato da alcune macchie di vegetazione. In primo piano, dopo le barche protette dalle canne di bambù, compare nuovamente l’acqua, che prima si insinua tra tanti scoglietti realizzati con grosse linee di contorno, e poi si apre in un piccolo letto, attraversato da un ponte rotondo cinese in pietra, con stradine in muratura, collocato in secondo piano, proprio dove ci dirigevano gli alberi;

autunno, particolare 5 

in genere Sesshu preferisce inserire nelle sue opere dei ponti naturali, ma probabilmente in questo caso decise di inserirne uno artificiale poiché desiderava caratterizzare questo paesaggio indubbiamente come cinese; inoltre, quasi sicuramente, usò questo espediente, sommato alla presenza dell’isolotto cui ho accennato prima, per richiamare alla mente dei fruitori del rotolo il famoso Lago Occidentale che si trova nei pressi della capitale dei Song Meridionali (1127-1279) Hangzhou, e suscitare in chi guarda un senso di nostalgia per il passato mondo che ci fu sotto questa famiglia imperiale[3]. Come per le stagioni, basta un piccolo cenno, che nell’immaginario dell’osservatore rimandi all’idea di una particolare località, per farla vivere nella mente come se fosse descritta minuziosamente, anzi, molto meglio! In questo caso i riferimenti sono squisitamente letterari: l’isolotto in mezzo al lago ricorda quello dove si dice abbia vissuto per ben vent’anni il poeta Lin He Ching[4], amico delle gru e dei susini; il ponte in pietra invece potrebbe essere uno dei due costruiti rispettivamente dal famoso letterato Su Dongpo[5] e dal poeta di epoca Tang Bu Ji[6]. Sullo sfondo compaiono in mezzo alla nebbia delle risaie rimaste vuote dopo la mietitura, ulteriore indicazione stagionale; sul ponte, realizzato con linee estremamente precise e tecniche, tanto da contrastare notevolmente con il paesaggio circostante e perfino con le linee geometriche delle risaie, si trovano tre personaggi: partendo da destra, il primo si trova in posizione frontale rispetto a noi (rarissimo in questo genere di pitture, dove di solito i personaggi sono sempre di profilo) e da come sono girati i suoi piedi possiamo dedurre che stava dirigendosi verso sinistra prima di fermarsi a salutare o a chiacchierare con l’altro personaggio proveniente dalla parte opposta; la terza figura, un po’ distante dagli altri due, è un discepolo o servitore, che segue il maestro o padrone che si sta dirigendo verso destra. Se non fosse per le variazioni costituite dal primo personaggio e dall’assenza del bastone da passeggio, il gruppo dei secondi due sarebbe pressoché identico a quello che avevamo incontrato sull’altro ponte del rotolo, al finire della primavera. Proseguendo il nostro viaggio lungo questa via, la stradina in muratura su cui ci troviamo si nasconde dietro un paio di scogli e finisce bruscamente dietro una roccia a strapiombo, diversa dalle altre che abbiamo già incontrato solo per il fatto che in questo caso riusciamo a scorgerne la cima, su cui si trovano degli alberi ed un tempio con pagoda. Continuando ad osservare lo sfondo, il paesaggio prosegue senza un sentiero visibile, leggermente in discesa, con un boschetto ed una casa, per poi terminare dietro un’altra roccia a strapiombo la cui cima è lasciata questa volta alla nostra immaginazione. Tornando poco indietro, dove il paesaggio iniziava a scendere, in secondo piano noteremo l’ennesima roccia piatta stile belvedere, che, al pari del sentiero insinuantesi nei monti che riusciamo a scorgere a tratti alla sua sinistra, dirige il nostro sguardo in giù o in su, come uno scivolo o un ascensore, a seconda del punto da cui cominciamo a guardare: se non fossimo partiti dall’alto infatti, dirigendo il nostro sguardo dove ci ha condotto il sentiero che iniziava dal ponte di pietra, avremmo subito notato l’esistenza di un’altra strada in primo piano, esattamente parallela a quella col ponte; come essa era in parte nascosta alla nostra vista da una roccia triangolare, così questa strada in primo piano sarebbe coperta per un tratto da una roccia simile se qualcuno la guardasse dal ponte. Ci sono subito due personaggi che la percorrono: uno è un servitore carico di bagagli simile a quello che avevamo incontrato all’inizio del rotolo, l’altro lo segue a mani vuote ma non si tratta del padrone bensì di un fanciullo (si capisce dalla statura e dal fatto che porta i pantaloni); proprio come nella scena di apertura, infatti, anche queste due figure in cammino appaiono, per via della distanza e della presenza di una seconda roccia triangolare che copre per un attimo il sentiero, separate dal terzo personaggio, a cavallo di un asino, che sicuramente è il loro padrone. Dove si stanno recando? Forse per una volta la nostra curiosità verrà soddisfatta. Due alberi contorti, un pino in primo piano tutto sporto a sinistra ed un altro albero subito dietro che tende a destra verso il belvedere, segnano l’inizio della scena più rumorosa ed affollata di questo rotolo: giungeremo infatti presso un villaggio di montagna in cui si sta svolgendo una festa, o un mercato, luogo in cui quasi sicuramente il signore sull’asino si sta dirigendo… eppure il sentiero che saliva a destra, indicatoci anche dall’albero, potrebbe lasciarci immaginare che stesse andando col suo seguito in direzione di quella casa, o del tempio, o di un altro villaggio che non riusciamo a vedere.

 autunno, particolare 6

La scena affollata evoca immediatamente nell’immaginario di uno spettatore orientale la scuola cinese dei Song meridionali in quanto il soggetto “giorno luminoso al mercato di montagna” era uno tra quelli che costituivano le otto vedute di Xiao Xiang[7], tradizione pittorica inaugurata da Song Di[8]. Siamo quasi alla fine dell’autunno, tra poco la neve imbiancherà il paesaggio, le giornate si accorceranno ed il rigore del freddo costringerà gli uomini a chiudersi in casa: meglio godere fino all’ultimo della bella stagione! Forse per questo motivo Sesshu fa terminare il suo autunno con questa limpida festa di montagna, con una grande locanda ben spalancata dove tutti possano abbondantemente servirsi di sakè e stare fuori a godersi lo spettacolo dei colori autunnali. Questa è la sezione di rotolo in assoluto più variopinta: cinque bellissimi colori trasparenti con le loro sfumature sono applicati qua e là all’interno o sopra i contorni neri degli elementi che costituiscono la scena. Celesti sono alcune parti di rocce ed i vestiti di qualche persona, color bruno altre vesti, la maggior parte delle rocce, i tronchi, i cavalli e certi accessori come ad esempio le cinture; rosso e verde caratterizzano soprattutto gli alberi, ma anche i vestiti di alcuni personaggi; infine il bianco, che qui non è carta lasciata vuota ma proprio color bianco, è applicato a tratti sui tronchi, sulle rocce, nell’insegna ed in molti vestiti. Come ho detto prima, questa scena è assai gremita, riusciamo infatti a contare ben cinquantaquattro personaggi, tra cui notiamo che non sembrano esserci donne ma solo uomini e fanciulli, schizzati nei tratti essenziali, senza naso, né occhi, né particolari definizioni: eppure sono tutti diversi tra loro grazie alla vasta gamma di atteggiamenti in cui sono ritratti, e riescono a rendere l’idea di chiacchiericcio e vivacità che dovrebbe esserci in un luogo del genere; alcuni indossano un ampio cappello di paglia, e più o meno al centro c’è una figura diversa da tutte le altre che forse vuole essere il capo villaggio; è quello più grosso, vestito di marrone, raffigurato nell’atto di salutare la persona che gli sta di fronte. La configurazione delle rocce è abbastanza confusa, dietro al grande albero centrale si apre una specie di grotta, anzi un’ampia fenditura della montagna, dove, dopo la casetta, inizia una ripida stradina in salita percorsa da alcuni personaggi: probabilmente si stanno recando nel luogo sacro in cui si trovano le tombe degli antenati. L’autunno si chiude con un grande albero in primo piano la cui chioma, nerissima, crea notevole contrasto con la chiara scena appena passata e con la scena nebbiosa che segue; dietro ad esso sbucano alcuni rami secchi, su cui resiste ancora qualche foglia rossa.

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[1] Shimao Arata Sesshu no “sansui chokan” fukei emaki no sekai de asobo!, cit.

[2] Cfr. Shimao Arata Sesshu no “sansui chokan” fukei emaki no sekai de asobo!, cit.

[3] Ibidem pag.

[4] Non ho trovato notizie su questo poeta, tranne che in Shimao Arata Sesshu no “sansui chokan” fukei emaki no sekai de asobo!, cit.

[5] Su Dongpo (1036-1101), poeta ed artista meglio noto con il nome di Su Shi.

[6] Non ho trovato notizie su questo poeta, tranne che in Shimao Arata Sesshu no “sansui chokan” fukei emaki no sekai de asobo!, cit.

[7] Le otto vedute sono: oche selvatiche che scendono sulla secca; barche che ritornano da lidi lontani; giorno luminoso al villaggio di montagna; cielo sul fiume in un pomeriggio di neve; luna d’autunno sul lago Dongting; pioggia pomeridiana sui fiumi Xiao e Xiang; campana serale di un tempio lontano; villaggio di pescatori al crepuscolo.

[8] Song Di (960-11279) pittore di epoca Song settentrionali.


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