Estate

rotolo3

rotolo lungo delle quattro stagioni 3 (ingrandimento)

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rotolo delle quattro stagioni 4 (ingrandimento)

Siamo giunti in estate: la roccia piatta in salita, che sembra un belvedere senza azumaya ma con alberi (forse cedri) alla sua estremità, è uno dei motivi ricorrenti di questo rotolo e di altre opere di Sesshu, al pari della roccia a strapiombo realizzata con un’unica linea verticale, che abbiamo visto prima e che ricomparirà ad esempio anche tra poco. La ripetizione delle stesse scene, arricchita da variazioni che le rendono sempre nuove, ricorda lo stile del celeberrimo Xia Gui[1], ed è uno tra i motivi che rendono grandi le opere di Sesshu.

estate, particolare 1

La roccia nasconde per un attimo il sentiero, che ricompare subito dopo sormontato da una montagna che sembra cadere dall’alto, di cui vediamo solo una roccia verticale dalla quale sbucano come per magia dei rami con foglie color verde chiaro: questa roccia costituisce una specie di punto di snodo, una quinta che fa comparire davanti ai nostri occhi una meravigliosa scena pienamente estiva. Ci troviamo infatti ora in un tranquillo villaggio di pescatori, probabilmente situato lungo un grande fiume che nei ricordi di Sesshu potrebbe essere lo Yang-zi; questa scena è molto riposante ed il colore viene ampiamente utilizzato dall’artista: azzurrina è la superficie dell’acqua, verdi gli alberi (soprattutto i salici verdi ci ricordano che siamo in estate), blu le tende alle finestre, color marroncino tè gli interni e le barche, che sono quelle cinesi dei paesaggi Song. Vestiti, mura ed insegna della locanda ( bandiera a forma di otto recante, anche se non si vede, l’ideogramma di “alcool”) sono invece realizzati con la tecnica della riserva e sono gli unici punti non dipinti di questa porzione di rotolo.

estate, particolare 2

Il grande letto del fiume è decisamente tranquillo, movimentato solo qua e là da qualche linea curva: una delle particolarità di Sesshu[2] consiste proprio nel non utilizzare quasi mai l’acqua come elemento dinamico, stratagemma utilizzato invece da quasi tutti i pittori di paesaggio; forse egli non riteneva necessario ritrarre l’acqua nelle sue manifestazioni sublimi, come tempeste o cascate, poiché vedeva come essa possedesse comunque già al suo interno una natura dinamica; oppure perché, dal momento che le sue rocce ed alberi erano già abbastanza in azione, troppo senso del movimento sarebbe stato esagerato, cosicché placidi, lenti ed ampi fiumi, ruscelletti e laghi servivano invece sia a controbilanciare che a sottolineare il resto. L’acqua dunque è calma e la vita sulle barche e dentro le casette sembra scorrere piacevole nella calura estiva: potremmo quasi definire questa scena così descrittiva come di genere, dal momento che è stata realizzata da Sesshu in maniera estremamente dettagliata ed accurata, tanto che possiamo vedere un gran numero di personaggi, la merce e le capanne sulle barche cinesi, i panni stesi, le vele arrotolate e perfino dei bonsai sulla prua della nave più a sinistra. Dopo tanto brulicare, forse per compensazione, c’è un breve tratto occupato dal vuoto, con solo qualche linea a metà del foglio che ci ricorda l’acqua, ed appena il profilo di monti, leggermente azzurrato, sullo sfondo in alto;

estate, particolare 3

poi una barca e poi un’altra, che viaggiano a vele spiegate, e più in basso alcuni scogli, di dimensione via via crescente fino alla terra ferma, costituita da una grande conformazione rocciosa, che in basso l’acqua ha eroso in strane forme circolari, ed in alto è piatta e si protende a destra verso il fiume. Infine nuovamente ricominciano le montagne, anzi, la montagna, estremamente vigorosa ed energetica, la cui altezza non viene descritta ma è lasciata all’immaginazione, ricoperta da una verde vegetazione; alle sue pendici, a destra, come abbiamo visto, la roccia si protende verso il fiume, imitando quasi l’apertura di un ventaglio, a sinistra invece finisce tondeggiante con un poderoso pino tutto proteso a sinistra le cui radici sono disperatamente avvinghiate alla superficie petrosa del monte; in mezzo a queste due estremità si fa strada un sentiero in salita, che ad un certo punto si perde dentro la roccia, in una specie di tunnel naturale scavato dentro la montagna, all’interno del quale, su dei gradini, vediamo seduti due letterati, che stanno sicuramente chiacchierando di argomenti “leggeri”, non nel senso di futili ma nel senso cinese di qing tan (= conversazioni pure), espressione che stava ad indicare i discorsi filosofici e letterari anziché quelli politici ed economici. Il sentiero ricompare in fondo, un pò più a destra, per scomparire di nuovo dietro la solita parete rocciosa verticale. Vorrei soffermarmi un momento ad osservare con più cura la realizzazione tecnica di queste rocce così dinamiche, che sono una peculiarità di molte pitture di Sesshu e fanno immediatamente riconoscere il grande maestro quasi come una firma: le linee di contorno sono molto marcate e viene spesso utilizzato il tratto tsun, concavo e convesso, che è molto forte e riesce ad imprimere movimento; le pennellate diluite che riempiono gli spazi riescono a rendere la superficie tattile della roccia, i cambiamenti tellurici; c’è un grande senso di potenza dell’inchiostro e di pressione del pennello, piuttosto che il disegno si può dire che qui è la pittura, la materia, a dare senso alla scena e a formare una sorta di turbine energetico attorno alla conversazione dei due letterati. Gli alberi sono frondosi e contorti, alcuni hanno foglie ben disegnate, altri invece le hanno indistinte, realizzate con dense e scure pennellate, altri ancora sono aghiformi.

estate, particolare 4

L’autunno sta per arrivare: un segno della fine dell’estate sono le liane, che vediamo in abbondanza sul meraviglioso pino tutto sporto a sinistra, che sembra indicarci la pagoda in lontananza. L’albero si trova isolato, contro uno sfondo di nebbia in cui si iniziano ad intravedere i profili dei monti lontani; sotto ad esso però vediamo sbucare le cime di alcuni alberi, e poi un sentiero… forse si ricongiunge a quello di prima e per arrivare fin qui siamo scesi da quel monte… ma poco importa: lo spettacolo di cui possiamo godere da questa postazione è a dir poco meraviglioso! C’è la nebbia sotto di noi, a destra il monte e l’albero, di fronte un grande tempio, con una maestosa pagoda in legno che sembra gareggiare in altezza con la roccia appuntita che le sta di fianco. Forse nei ricordi di Sesshu questi potrebbero essere i dintorni di Ningbo, città della Cina in cui era sbarcato che si trova alle foci dello Yangzijiang, dove si trovavano un monte sacro ed il suo tempio, dedicato alla “virtù del paesaggio”. Continuando a svolgere il rotolo scopriamo che andando poco più avanti il nostro sentiero sbocca in un punto di osservazione ancora migliore: si tratta di nuovo di una roccia piatta stile belvedere con alberi all’estremità, leit motiv di questo lungo paesaggio; questa volta però è zigzagante in modo irreale e se andiamo ancora un po’ avanti scopriamo che assieme ad un’altra roccia piatta più piccola forma una specie di ventaglio con al centro un monte sopra cui si trova un grande edificio.

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[1] Pittore cinese dell’Accademia dei Song meridionali denominata “foresta dei pennelli”, visse nel 1200 sotto l’imperatore Ning Zong. Come vedremo meglio nell’ultimo paragrafo di questo capitolo, dedicato alle pitture alla base del rotolo, Xia Gui fu la principale fonte di ispirazione di Sesshu.

[2] Cfr. John Carter Covell Under the seal of Sesshu cit.


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